IL MONDO DI CARTA DI LINDA SBARCA NEL CUORE DI LONDRA (by Viviana Attard)

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Creare nuove storie da vecchi libri che altrimenti finirebbero dimenticati in un angolo o buttati via. Si tratta della “Book Art”, letteralmente “arte del libro”. Linda Toigo, ex-architetto reinventata grafica, è un’esperta in materia. E la mostra “Guides to Elsewhere” – attualmente ospitata alla National Portrait Gallery di Londra, all’interno della Westminster Reference Library fino a sabato, è solo un assaggio delle sue abilità. Triestina, vive nella capitale britannica dal 2009, dove si è trasferita per studiare Graphic Design al London College of Communication dopo quasi dieci anni a Milano tra studi al Politecnico e lavoro come urbanista.

“Guide to Elsewhere” espone dieci lavori che esplorano il concetto del sogno e di mondi irreali. Il punto di partenza di questa ricerca è stata una serie di eventi casuali in cui una guida della Lonely Planet del Brasile e alcune letture hanno dato il via al processo creativo. «Due anni fa – racconta la Toigo – stavo leggendo Il Dizionario dei luoghi fantastici, un racconto che descrive in modo minuzioso, con tanto di cartine e illustrazioni, luoghi immaginari. Contemporaneamente, mio fratello stava partendo per il Brasile e mi ero ricordata di avere una guida Lonely Planet da prestargli, memento di un viaggio fatto anni prima. A pochi giorni dalla partenza, però, la vecchia guida era stata considerata troppo datata e conseguentemente restituita. Così ho deciso d’utilizzarla per sperimentare alcune tecniche di book art». Il Brasile, dunque, da guida di “serie B” si è trasformata in un’interpretazione di uno spaccato della realtà immaginaria del paesino di Macondo, descritto nei Cent’anni di Solitudine di Gabriel Garcia Marquez, lettura in corso della Toigo all’epoca, in cui il protagonista Josè Arcadio Buendia aveva intrappolato in gabbiette un’innumerevole quantità di specie diverse di uccelli. Nonostante il racconto sia basato in Colombia, i colori della copertina del Brasile, i ricordi della Toigo del suoi viaggio brasiliano e lo stesso libro di Marquez l’hanno ispirata nella creazione di una serie di volatili colorati stampati sulle pagine della guida, incollati, e poi ritagliati con il taglierino. Dal Sud America, poi, si è spostata in Europa, dove dalla guida della Germania ha ricavato una serie di costruzioni impossibili ispirate dalla “Cittá degli immortali” da “Gli Immortali” di Borges, e così via ha continuato lo stesso procedimento per tutte le successive creazioni.

L’idea di base, come afferma la stessa Toigo era quella «di creare una relazione tra luoghi che normalmente non avrebbero nulla in comune per dare vita a delle guide di luoghi che non esistono» e che, invece, sono frutto di letture, esperienze, associazioni o riflessioni. Come nel caso della guida dell’Italia, ad esempio, dove l’artista l’ha curiosamente associata alle vicende del Candido di Voltaire e alla scoperta de “El Dorado”, creando un solco vertiginoso da cui emerge dell’oro che assume diverse interpretazioni a seconda della sensibilità del visitatore: terra promessa per le persone che vengono dal mare e vedono il nostro paese come personale “El Dorado”, o l’Italia stessa come fonte di grandi ricchezze. Il gioco di richiami, allusioni, interpretazioni continua costante in tutte e nove le guide in cui si viene accompagnati da estratti dei racconti “ispiratori”, sapientemente posizionati a specchio di fronte alle opere, in cui si scorgono anche La Divina Commedia di Dante con la rappresentazione della selva oscura per il Sud est Asiatico, o La Metamorfosi di Ovidio con un labirinto dal quale si stagliano delle ali sul verde della copertina di Zambia e Malawi. Le guide, nonostante veicolino lo stesso messaggio, sono state create con diverse tecniche e alterazioni. ‘Guides to Elsewhere’, Westminster Reference Library, fino al 9 Maggio.

Prima dell’elaborazione delle Lonely Planet, la Toigo nel Marzo del 2014 si era cimentata con la moda, dando vita a “Vanity Fear”, uno studio «sull’estetica femminile e su come questa può essere spaventosa se analizzata da vicino», usando le tecniche della book art su riviste femminili come Vanity Fair, o D- La Repubblica.

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